Gnambook_106 - Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka
Questo romanzo è stato letto e cucinato da Zazie, che si è lasciata trascinare dalla scrittura di Julie Otsuka anche se brucia come sale sulle ferite.
“Ci presero anche se avevamo ancora il mal di mare e il terreno non aveva smesso di oscillarci sotto i piedi. Ci presero con violenza, usando i pugni quando cercavamo di resistere. Ci presero anche se li mordevamo. Ci presero anche se li picchiavamo. [...] Ci presero rapidamente, più volte e per tutta la notte, e il mattino dopo appartenevamo a loro.”
Venivamo tutte per mare, Julie Otsuka
Letto e divorato...
Ingredienti:
1 viaggio solo andata dal Giappone a San Francisco
diverse “spose in fotografia”
1 solo “io” collettivo con infinite storie da raccontare
Svolgimento:
Giovani promesse spose attraversano il Pacifico per raggiungere i futuri mariti, immigrati giapponesi, che le attendono sulla costa californiana. È l’inizio del ‘900, la guerra sembra ancora lontana. Arrivano dalla campagna, dalla città, alcune sono ben vestite, altre indossano stracci. Una cosa le accomuna: la speranza in un futuro migliore. Davanti a loro si staglia un mare che sembra infinito e la garanzia di ricchezza e felicità. Mentre si lasciano alle spalle le coste della madrepatria, non sospettano che ogni promessa verrà tradita.
Ad aspettarle, infatti, non ci saranno i giovani uomini premurosi e affascinanti incontrati nelle lettere e immaginati a lungo durante le notti solitarie. Non i proprietari di immobili, medici e avvocati pronti ad accoglierle nella loro vita agiata. Troveranno contadini con le mani ruvide, più vecchi di vent’anni rispetto alle fotografie o addirittura persone completamente diverse, uomini senza cuore e senza cura. Dalla realtà, poi, arrivano altri schiaffi: il lavoro sfibrante nei campi, la lotta quotidiana alla sopravvivenza, la povertà, il rimpianto e la nostalgia di casa, la maternità faticosa.
Ma il torto più grande lo subiranno proprio da parte della nazione in cui avevano riposto tutte le loro speranze: l’incombere della guerra infatti spinge gli Stati Uniti a confinare gli immigrati giapponesi in campi di concentramento poiché considerati “potenziali nemici”. E così viene strappato loro tutto il poco che hanno.
Julie Ostuka non sceglie la voce di una sola protagonista per raccontare questo pezzo di storia, ma quella di molte. Con Venivamo tutte per mare non entriamo in un romanzo ma in una galleria fotografica dove ogni voce sommersa reclama il suo spazio. Le “spose in fotografia” si trovano una accanto all’altra, lungo la parete, così vicine che sembrano stringersi l’una all’altra. Le loro storie si toccano e si perdono, si intrecciano e arrivano in fondo allo stomaco come frecce avvelenate.
... e poi riletto e cucinato
Come Julie Otsuka mischia voci ed esperienze procedendo per accumulo, noi per questa insalata ci siamo fatte guidare dalle forme e dai colori degli ingredienti più diversi. E mentre la scrittura di Otsuka scorre liscia come olio, tenendo insieme tutti i frammenti delle storie di queste donne, noi diamo armonia a questo piatto con un dressing speciale.
Insalata orientale di tutto un po’
Ingredienti (per due persone):
50 g di orzo perlato
50 g di riso nero integrale
due carote
1 cipolla
1 spicchio di aglio
mezzo cavolo cappuccio “cuore”
una manciata di funghi cinesi
200 g di piselli surgelati
100 g di ceci in scatola
salsa di soia q.b.
Per il dressing:
2 cucchiai di olio
1 cucchiaio di burro di arachidi
sale e pepe
succo di 1 lime
Svolgimento:
Una premessa: in questa ricetta ogni ingrediente può essere sostituito da uno simile, l’importante è mantenere la varietà e la croccantezza degli elementi che deciderete di utilizzare.
Mentre fate cuocere riso e orzo secondo i tempi di cottura (mi raccomando, in due pentole diverse!) tagliate finemente il cavolo e la cipolla (preferibilmente con una mandolina, per renderli sottilissimi). Per quanto riguarda le carote, l’ideale sarebbe spiralizzarle per ottenere degli spaghetti sottili, ma se non avete uno spiralizzatore assicuratevi di tagliarle finemente.
In una padella fate saltare, uno dopo l’altro, le carote, il cavolo con l’aglio, le cipolle e il cipollotto, i piselli, i funghi accompagnati con un po’ di salsa di soia. Quando tutti gli ingredienti saranno cotti e/o saltati in padella, potete unirli in una ciotola capiente.
Ora potete donare sapore a questa insalata con un condimento davvero speciale. In una ciotola versate due cucchiai di olio, un cucchiaio di burro di arachidi, un pizzico di sale, un po’ di pepe e il succo di un lime. Mescolate per bene fino a ottenere una cremina liscia e aggiungete un pochino di acqua (ma davvero pochissima) se il composto vi sembra troppo denso. Ora non vi resta che condire questa insalata spaziale!
Spuntini: un altro paio di bocconi
Leggere a morsi
Se avete apprezzato lo stile di Julie Otsuka consigliamo di leggere anche Nuoto libero, un inno alla pace che si può trovare solo in fondo alla vasca di una piscina sotterranea, ma anche un resoconto personale di come l’autrice ha affrontato la malattia degenerativa della madre.
Musica per le nostre orecchie
Quello delle “spose in fotografia” è un tema poco trattato dalla narrativa e rimasto a lungo nell’ombra, ma in questo podcast (in inglese) trovate molte più informazioni e curiosità, per ridare così voce alle donne senza nome, senza futuro e senza passato, perse negli abissi del tempo.
Note a margine
Fatevi un giro nell’archivio Women and the American history, troverete storie inedite, una lettura del contesto storico, fotografie d’epoca e soprattutto una lista di domande aperte e attività che indagano ancora più a fondo le politiche pro e anti immigrazione degli Stati Uniti che portarono a questo fenomeno.
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